WORLD ECONOMIC FORUM: IL MINISTRO GIORGETTI E LA PREOCCUPAZIONE PER L'"ESCALATION" IN MAR ROSSO

Il Ministro dell'Economia italiano, al meeting di Davos, non ha nascosto la sua preoccupazione per la delicata situazione in Mar Rosso e i risvolti economici per il nostro Paese
A Davos (SUI), nel penultimo atto del World Economic Forum 2024, in un'agenda densa di impegni spicca su tutti, nella giornata odierna, l'intervento della Presidente BCE, Christine Lagarde (che ieri è tornata sul discorso legato ai tassi, all'inflazione e come intende muoversi la Banca Centrale) all'incontro "Uniting Europe's Markets".
Al di là dei molti argomenti trattati ogni giorno, resta comunque un clima generale di rallentamento economico e qualche preoccupazione come ha spiegato il Ministro dell'Economia italiana, Giancarlo Giorgetti (presente insieme ad una larga rappresentanza di professionisti italiani come: il Presidente di Eni, Giuseppe Zafarana, Paolo Scaroni di Enel, Andrea Illy di Illycaffè, Paolo Dal Cin di Accenture, Paolo Merloni del gruppo Ariston, Mario Moretti Polegato di Geox, Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, Nerio Alessandri e Erica Alessandri di Technogym, Andrea Orcel e Pier Carlo Padoan di Unicredit, Matteo Laterza di Unipol Gruppo), soprattutto in riferimento alle guerre in corso che stanno, seriamente, mettendo a rischio l'obiettivo crescita per il 2024.
Parole dure, quelle del Ministro, ma quanto mai chiare e veritiere e reali: "Se scoppia un conflitto al mese è difficile ipotizzare una crescita" . Se così fosse lo scenario più realistico sarebbe che l'idea del Governo di andare a rifinanziare anche per il 2024, il taglio di tasse e contributi in busta paga si complicherebbe. Gli sviluppi della situazione in Mar Rosso sono una grossa fonte di preoccupazione, considerato il notevole lievitare dei costi nei trasporti via mare a causa della variazioni delle rotte di navigazione per evitare possibili attacchi. Se gli aumenti dovessero tornare ai picchi di tre anni fa, quando erano volati alle stelle, le conseguenze saranno ovvie e inevitabili.
Qualcosa di positivo?
Bisogna pur trovarlo: il Ministro lo ha fatto esprimendo la sua soddisfazione per l'interesse mostrato dagli investitori internazionali per le privatizzazioni già iniziate come MPS e a seguire. Qualche preoccupazione, invece, Giorgetti l'ha espressa riferendosi all'ex acciaieria ILVA, dove lo Stato si sta preparando a nuovi investimenti pubblici ma con un partner finanziario ancora da individuare: "Per fare l'acciaio Green - ha spiegato - o comunque compatibile in termini ambientali servono tanti investimenti e quindi abbiamo bisogno di partner che insieme a noi facciano investimenti importanti". Il messaggio è forte e chiaro.
In tema di investimenti ad ampio spettro, ieri è intervenuto il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, appellandosi all'Unione Europea per fare uno sforzo in ulteriori "maggiori investimenti". Come? Applicando, negli anni a venire, una strategia degli investimenti ''molto più energica'' puntando sull'emissione di nuovi eurobond e alcune priorità strategiche comuni dell'Unione.
Eurobond pro e.... contro
Gli eurobond non sono altro che titoli emessi, in rappresentanza di tutti gli Stati membri UE e garantiti dall’Unione Europea stessa: sono collocati presso investitori interazionali (creditori). In quest'ottica, l'Unione è garante del debito comune, mentre gli stati membri, presi singolarmente, sono responsabili del debito contratto in modo congiunto. Tradotto: stante l’impossibilità di uno Stato a ripagare, il suo debito verrebbe sostenuta da tutti gli altri Stati membri.
Il compito degli eurobond è raccogliere capitali sui mercati internazionali, facendo leva sulla credibilità di chi va ad emetterli, nel nostro caso l'Unione Europea. Le risorse verrebbero, successivamente, ripartite fra gli Stati dell'Unione con utilizzo per priorità specifiche o finalità generali. Da un lato gli eurobond sono, certamente, vantaggiosi per gli Stati membri, soprattutto quelli che non riescono a collocare propri titoli di debito a condizioni favorevoli.
L'emissione del debito comune può, tuttavia, creare diversi "punti critici" e riguardano soprattutto gli Stati più "svantaggiati e con un debito più alto". Questi Paesi potrebbero cercare di approfittarne creando un ulteriore sbilanciamento della propria posizione.
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