FOMC: TERZO TAGLIO CONSECUTIVO SUI FED FUNDS
- Luca E.G.Reboa

- 2 giorni fa
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Aggiornamento: 1 giorno fa
Chiusura del 2025 con il Comitato a scegliere per il taglio di altri 25 punti base che porta da un range fra 3,50 e 3,75% . Mai come dai tempi della presidenza di Alan Greenspan si era vista una "spaccatura" del genere all'interno del Federal Open Markt Committee: 9 a 3 il verdetto finale
Consegnata agl' archivi l'ultima riunione 2025 della Federal Reserve con una decisione che era già nell'aria e puntualmente arrivata: il FOMC ha scelto di terminare l'anno con il terzo taglio consecutivo dei tassi sui fed funds di 25 punti base, mossa che porta il costo del denaro ai livelli più bassi dal 2022.
Una riduzione del range fra il 3,50 e il 3,75%, rispetto al 3,75 - 4 %. Decisione nata e presa sugli sviluppi degl'ultimi mesi e in previsione: gli indicatori disponibili, infatti, suggeriscono che l’attività economica sta crescendo ma ad un ritmo moderato, i guadagni occupazionali sono rallentati nel 2025 e il tasso disoccupazione è andato in leggero crescendo fino a settembre.
Dati e analisi perfettamente in linea con gli indicatori più recenti. Come sappiamo uno dei punti di maggior attenzione, intorno al quale ruota gran parte della faccenda, è l'inflazione il cui target definitivo di assestamento rimane il 2%. Le analisi di riferimento, rapportate dall'inizio dell'anno parlano di un aumento, rimanendo ancora elevata. Resta scontato il fatto che il Comitato del FOMC punti sia a raggiungere la piena occupazione e arrivare ad abbassare al 2% la citata inflazione.
Tuttavia nel 2026, l’inflazione resta stimata al 2,5%, in calo dal 2,6% precedente e rallentando, ulteriormente, verso l’obiettivo del 2,1% entro il 2027 prima di riuscire a raggiungere la fatidica soglia inflazionistica del 2% nel 2028. In questo quadro di previsioni, bisogna pur sempre fare i conti con l’incertezza sulle prospettive economiche, che resta elevata.
Secondo le valutazioni scaturite e in costante evoluzione, il Comitato stesso è pronto ad un adeguamento dell'’orientamento della propria politica monetaria qualora insorgessero dei rischi ad ostacolo del raggiungimento degli obiettivi fissati. Ovviamente le valutazioni andranno a tener conto di un ampio spettro di informazioni che fra le altre includono le condizioni del mercato del lavoro (secondo la FED, il tasso di disoccupazione, quest'anno al 4,5% e al 4,4% sarà tale anche nel 2026, quindi invariato rispetto alla previsione precedente. La variazione di una previsione di entrata è prevista dal 2027 con un tasso di disoccupazione del 4,2%, in calo dal 4,3% precedente.), pressioni inflazionistiche, aspettative di inflazione e gli sviluppi finanziari e internazionali.
L'ultimo aspetto o il primo, se si preferisce, ormai fin troppo evidente è la frattura interna al Comitato: il voto finale con il quale si è sancito il taglio, è stato di 9 a 3, corrisponde ad una divisione che non si vedeva dai tempi della presidenza di Alan Greenspan nel 1988.
Hanno votato a favore dell’azione di politica monetaria: Jerome H. Powell, Presidente; John C. Williams, Vicepresidente; Michael S. Barr; Michelle M. Bowman; Susan M. Collins; Lisa D. Cook; Philip N. Jefferson; Alberto G. Musalem; e Christopher J. Waller.
Hanno votato contro: Stephen I. Miran, che avrebbe voluto un taglio più aggressivo, di 50 punti base, Austan D. Goolsbee e Jeffrey R. Schmid






















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