DEFAULT RUSSIA? CERTO, CERTISSIMO... ANZI PROBABILE

Siamo vicini al "dunque": da più parti ci si domanda se l'ipotetico default della Russia sia davvero vicino, quando e come? Proviamo a ipotizzarlo alla luce dei dati in nostro possesso
Si sta davvero avvicinando il momento fatidico di un possibile default della Russia? Uno dei punti sui quali ci stiamo arrovellando il cervello, da quando sono entrate in vigore le prime sanzioni contro il Paese di Putin, è proprio questo.
Soprattutto una domanda, anzi un dubbio: ammesso e non concesso che, davvero, la Russia sia così vicina al default, sarà sufficiente a portare il "presidente-dittatore" ad un tavolo di trattative reali che portino alla fine del conflitto mettendo sul piatto, da entrambe le parti, proposte reali ed evitare di assistere all'ennesima farsa?
Il campanello d'allarme, per una volta tanto, non viene suonato dal mondo occidentale, "reo" (secondo i putiniani) di voler difendere la democrazia, la libertà e la sovranità, ma all'interno dello stesso sistema russo, stando alle parole dalla governatrice della Banca Centrale di Mosca, Elvira Nabiullina: "Il periodo in cui l'economia può vivere sulle scorte è limitato, la Russia nel secondo e terzo trimestre va incontro a modifiche strutturali nella sua economia, in virtù delle sanzioni imposte al Paese, in conseguenza del conflitto in Ucraina. Non si può pensare che la Banca Centrale tenti di abbassare l'inflazione a tutti i costi, perché andrebbe a limitare l'adattamento all'economia".
Non c'è dubbio che da quel fatidico 24 febbraio, l'economia russa ha subito contraccolpi piuttosto duri: da allora sta cercano di restare "in carreggiata". Resta il fatto che fra previsioni (costo della vita in aumento del 17% nell'arco di un anno) e dati reali (già registrati) secondo l'Istituto Rosstat, l'aumento dei prezzi di frutta e verdura è già salito del 35%, il costo del denaro per le imprese è schizzato al 20%, per poi scendere di pochi punti grazie all'intervento della Banca Centrale.
Proprio la mano della Governatrice e non solo questa, finora, è riuscita ad arginare ed evitare che il rublo diventasse carta straccia. Le contromisure prese, per il momento, si sono rivelate efficaci: è stato aumentato il tasso d'interesse di riferimento fino al 20%, rendendo così più allettanti i nuovi titoli di Stato denominati in rubli.
Il secondo passo riguarda le grosse società di esportazione a partire dai tre colossi multinazionali petroliferi: Lukoil, Gazprom e Rosneft. A loro è stato imposto di convertire in rubli l'80% degl'incassi in valuta straniera.
Altro dato importante: all'inizio del conflitto il rublo ha avuto una "picchiata" notevole, quindi, in tempi recenti, è risalito per due motivi fondamentali. Primo: l'Europa continua (ndr: al momento in cui scrivo) ad acquistare gas dalla Russia e parliamo di 800 milioni di euro al giorno. Secondo: la valuta di pagamento con il Governo di Mosca che ha imposto il pagamento in rubli. In questi due mesi, pur accusando il colpo, l'economia e le finanze russe si sono destreggiate cercando di limitare i danni, non ci sono dubbi; ma entro i primi di maggio, la Russia è chiamata a rimborsare un prestito di entità notevole che potrebbe non riuscire ad onorare nei termini di scadenza, dal momento che la maggior parte delle sue riserve valutarie sono state bloccate.
Esaminando i movimenti, ricostruendoli passo per passo, la situazione economica e finanziaria russa di oggi si presenta, indicativamente, in questo modo. L'Occidente ha bloccato circa i due terzi delle riserve a disposizione della Banca Centrale: fra valute straniere e oro parliamo di 643,2 miliardi di dollari. Partendo da questa cifra, il rublo ha avuto, nella sequenza di cambio con il dollaro, un andamento stile "aritmia": il 25 febbraio era 83, 82 (dollari), il 9 marzo (138,73), il 20 aprile (81,75). Si è arrivati al 25 marzo 2022 con un totale di 604, 4 miliardi di dollari.
Da una parte Nabiullina ha messo a disposizione 38,8 miliardi di riserve valutarie, dall'altra i flussi in entrata derivanti dai ricavi di export di gas e petrolio hanno continuato ad alimentare la liquidità: 40 miliardi di dollari fino al 25 marzo che si traduce in poco meno di un miliardo al giorno. Stando all'ultimo rilevamento del 30 giugno 2021, il controvalore era pari a 591 miliardi di dollari, di cui il 21,7% era il valore dell'oro (pari a a 128 miliardi di dollari), interamente stoccato in Russia. Ora sempre alla stessa data i Paesi in cui i conti sono custoditi risultanovano essere così ripartiti:
81,5 miliardi $ (13%) CINA
72,1 miliardi $ (12,2%) FRANCIA
59,1 miliardi $ (10%) GIAPPONE
56,1 miliardi $ (9%) GERMANIA
39,0 miliardi $ (5,5%) USA
32,5 miliardi $ (9%) ISTITUZIONI MULTILATERALI (Fondo monetario e Banca dei Regolamenti internazionali)
26,5 miliardi $ (4,5%) REGNO UNITO
Fatta questa premessa va considerato che l'Unione europea, Regno Unito, Giappone e Stato Uniti chiudendo conti della Banca Centrale Russa danno una bella picconata alla Federazione . Stante le cifre, in questo momento, è impossibile fare una stima esatta di quanto denaro ci sia realmente.
Si può pensare che, sulla base del ragionamento fatto, se al 25 febbraio, come probabile, è stata mantenuta la stessa proporzione nella diversificazione del portafoglio, la percentuale e quota cinese, su 643, 2 miliardi di dollari, sarebbero state del 13,8% pari a 88 miliardi.
Attingendo solamente ai conti per sostenere la moneta russa, si può dedurre che siano stati spesi 38,8 miliardi di dollari. Numeri alla mano, a questo punto rimane l'equivalente di 50 miliardi di dollari "cash" con cui far fronte ad un'altra crisi. Non dimentichiamo il debito da saldare entro i primi giorni del prossimo mese. Quindi il default russo, potrebbe e quasi certamente sarà solo questione di tempo, rimanendo nell'ordine di qualche mese o forse solo uno.
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